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Data Breach: cos’è, cosa rischia il titolare e come gestirlo secondo il GDPR (e non solo)

Data Breach: cos’è, cosa rischia il titolare e come gestirlo secondo il GDPR (e non solo)

Data Breach: cos’è, cosa rischia il titolare e come gestirlo secondo il GDPR (e non solo)

10-07-2025

Un data breach – secondo il Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) – è una violazione di sicurezza che comporta accidentalmente o illecitamente la distruzione, perdita, modifica, divulgazione non autorizzata o accesso ai dati personali trattati da un’organizzazione.

In altre parole: quando i tuoi dati (o quelli dei tuoi clienti) finiscono nelle mani sbagliate, vengono alterati o semplicemente non sono più disponibili nel momento in cui servono, ci troviamo di fronte a una violazione dei dati personali.

È uno scenario che può verificarsi in qualsiasi organizzazione, e spesso comporta conseguenze pesanti non solo per gli interessati, ma anche per il titolare del trattamento: sanzioni, danni reputazionali, cause legali, interruzione dell’attività e molto altro.

Perché il data breach è un problema serio?

Perché può compromettere tre elementi fondamentali della sicurezza dei dati:

  • Riservatezza: accessi non autorizzati.
  • Integrità: dati alterati o corrotti.
  • Disponibilità: dati persi o inaccessibili.

 Le cause più comuni? Più vicine di quanto pensi

Può verificarsi per diverse ragioni, tra cui:

  • Accesso o acquisizione illecita dei dati da parte di terzi non autorizzati;
  • Furto o smarrimento di dispositivi contenenti dati personali (es. laptop, smartphone);
  • Modifica intenzionale o accidentale dei dati;
  • Malware, virus, attacchi hacker o altri eventi esterni;
  • Errori umani o configurazioni errate di sistemi informatici;
  • Divulgazione non autorizzata (anche involontaria) di dati, ad esempio tramite e-mail inviate al destinatario sbagliato.

In tutti questi casi, il titolare è chiamato a dimostrare di aver adottato misure di sicurezza adeguate.

Come si gestisce un data breach in modo corretto?

Il primo passo è valutare il rischio per i diritti e le libertà delle persone fisiche coinvolte.

I fattori chiave da considerare sono:

  • Tipologia e gravità della violazione (furto, perdita, accesso illecito, ecc.);
  • Natura e sensibilità dei dati (es. sanitari, biometrici, giudiziari);
  • Identificabilità dei soggetti interessati;
  • Ampiezza della violazione (singolo caso o migliaia di persone?);
  • Caratteristiche dei soggetti coinvolti (es. minori, anziani);
  • Settore in cui opera il titolare (es. sanità, finanza, pubblica amministrazione).

Questa analisi è essenziale per decidere:

  • se notificare l’accaduto all’Autorità Garante entro 72 ore;
  • se informare direttamente anche gli interessati coinvolti.
  • ⏱️ Tempestività è la parola chiave: agire tardi può aggravare i danni… e le sanzioni.

E se non si hanno tutte le informazioni subito?

Il GDPR è molto chiaro: se il data breach comporta un rischio per i diritti delle persone, il titolare deve notificare all’Autorità Garante entro 72 ore.

Sono però previste alcune soluzioni pratiche per gestire casi in cui manchino dati certi al momento della prima notifica:

  1. Stima approssimativa

È possibile indicare inizialmente una stima del numero di persone o dati coinvolti, per poi aggiornare le autorità con cifre più precise una volta completati gli accertamenti.

  1. Notifica in fasi

Se non si riescono a raccogliere tutte le informazioni necessarie entro 72 ore, si può inviare una prima notifica rapida, seguita da aggiornamenti successivi.

  1. Notifica aggregata e differita

In caso di violazioni simili, ripetute e ravvicinate (es. attacchi multipli nello stesso giorno), è ammessa una notifica unica e aggregata, anche se inviata oltre le 72 ore, purché se ne spieghino i motivi.

⚠️ Cosa rischia il titolare in questo caso?

Il GDPR impone obblighi precisi al titolare del trattamento. Se questi obblighi non vengono rispettati, i rischi sono concreti e possono essere gravi:

  • Sanzioni amministrative fino a 10 o 20 milioni di euro, o fino al 2%-4% del fatturato annuo globale, a seconda della violazione (art. 83 GDPR);
  • Responsabilità civile verso gli interessati per danni materiali o immateriali (es. furto d’identità, discriminazioni, perdite economiche);
  • Danni reputazionali in caso di pubblica diffusione della violazione o comunicazioni obbligatorie ai clienti;
  • Verifiche e ispezioni del Garante, con obblighi di documentazione e dimostrazione della compliance;

 La miglior difesa? La prevenzione.

Spesso si sottovaluta un fatto essenziale: il vero risparmio per un’azienda non è evitare la consulenza legale o informatica, ma prevenire il danno. Alcuni accorgimenti fondamentali:

  • Mappare i trattamenti e valutare i rischi periodicamente (DPIA);
  • Formare il personale in modo continuo;
  • Crittografare i dati su dispositivi e in cloud;
  • Adottare sistemi di autenticazione forte;
  • Tenere aggiornata la documentazione privacy (Registro, informative, policy).
  • Restare in linea con le Linee guida del Garante e con le novità normative (come l’AI Act, che regola l’uso dei dati nei sistemi di intelligenza artificiale).

Serve aiuto? Affidati ai professionisti della privacy

Il tema è complesso, e spesso richiede competenze trasversali (giuridiche, tecniche, organizzative). Per questo è utile affidarsi a esperti GDPR in grado di:

  • Analizzare i rischi reali della tua azienda;
  • Redigere documentazione conforme;
  • Prevenire violazioni;
  • Gestire tempestivamente eventuali incidenti.

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